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un osservatorio sulla libertà femminile

– Per lo IAP certi diritti sono + importanti

Il comitato di controllo dello IAP (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria) ha ingiunto lo STOP allo spot della patatine in onda da pochi giorni perché non in linea con l’art 10 del suo codice di regolamentazione (art. 10 – Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona – del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale, ‘La comunicazione commerciale non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose) considerando quindi l’ironia una offesa …eppure poche settimane fa lo stesso IAP aveva risposto alla segnalazione di svariate femministe di procedere contro i cartelloni pubblicitari commissionato da ProVita, raffiguranti un embrione parlante, e riportanti affermazioni false manipolanti una pubblicazione scientifica statunitense (pubblicità che contravveniva al codice etico della pubblicità e all’art.46 del codice IAP che indica “È soggetto alle norme del presente Codice qualunque messaggio volto a sensibilizzare il pubblico su temi di interesse sociale, …I promotori di detti messaggi possono esprimere liberamente le proprie opinioni sul tema trattato, ma deve risultare chiaramente che trattasi di opinioni dei medesimi promotori e non di fatti accertati.”), IAP in quella occasione rispondeva dicendo che si trattava di ordinaria libera espressione, non commerciale* e che quindi non sarebbe intervenuto. Le convizioni dei cattolici oltranzisti sono più importanti per lo IAP della dignità delle donne, pesantemente attaccata.

*”risposta IAP del 14 marzo scorso alla segnalazione circa i manifesti ProVita : “...il Comitato di Controllo non ha rilevato elementi per un proprio intervento sul messaggio, il quale rientra nell’ambito delle cosiddette comunicazioni di ‘advocacy’, di cui risulta chiara la provenienza e l’identità dei soggetti promotori. Il Giurì, l’organo giudicante del sistema autodisciplinare, ha sottolineato che questo genere di messaggi sono una forma di comunicazione sociale che gode di maggiori margini di libertà rispetto alla comunicazione commerciale, sulla base del principio di tutela della libertà del pensiero costituzionalmente garantito.“).